buona seraaaaa 🙂
Inizio con dire che non sono riuscita ad aggiornarvi in tempo reale sugli incontri dei focus group ma domani ci sarà l’ ultimo. in questi ultimi 4 incontri abbiamo letto il secondo libro… di cui non posso ancora dirvi niente ma presto potrete leggerlo anche voi. Ci siamo immedesimati in Salis e nei suoi viaggi ed è stata un esperienza interessante e divertente.
La seconda cosa di cui volevo parlarvi questa sera, è che ieri mattina con la mia ed altri classi ci siamo recati nella sala riunioni della cascina comunale di Rozzano, ad incontrare una vera e propria testimonianza dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. questa persona è l’ autrice di ” Hetty una storia vera”. Hetty Verolme (la scrittrice ) nasce in Belgio, ha 12 anni viene letteralmente strappata dai genitori e portata del campo di concentramento di Bergen-Belsen. Rimase sola con 40 bambini tutti più piccoli di lei, quindi Hetty si sentì quasi in dovere di fare loro da “mamma”, un punto di riferimento, l’ unica persona sicura di cui i bambini potessero contare; potrete trovare la storia completa e dettagliata leggendo il suo libro.
La cosa interessante dell’ incontro è stata che lei parlava inglese e noi di terza media abbiamo provato a tradurre da soli qualche frase pur essendoci una ragazza che traduceva; anche per una piccola parte, sono riuscita a tradurre delle frasi ancora prima che venissero tradotte in italiano. Dopo averci raccontato la sua storia, Hetty ci ha lasciato il tempo per farle delle domande:
X:” Ho saputo che è riuscita a rientrare nel campo dopo 50 anni, come ha preso questa cosa?”
H:” E’ stato un evento assolutamente commuovente, sono riuscita a riconoscere tutti i “bambini” grazie ai loro occhi; ho pianto per due giorni consecutivi”.
X:”Non si è mai chiesta come mai lei è stata così fortunata ad uscire dal campo di concentramento rispetto ad altri?”
H:” No, non me lo sono mai chiesta, ma riguardo a tutte le altre persone… beh ci eravamo promessi di rimanere insieme per sempre, ed è per questo che ogni cinque anni vado al cimitero a trovarle”.
X:” Ha più ritrovato la sua famiglia?”
H:” Si, questo è successo grazie a mio padre che ci aveva imposto che, una volta finite le deportazioni, avremo dovuto ritrovarci tutti dal nostro vicino di case, sebbene arrivassimo tutti da diversi campi di concentramento, ci ritrovammo”.
Vi lascio la copertina del libro