Ciao a tutti! Oggi in occasione di Halloween ho pensato di scrivere un piccolo racconto horror. Buona lettura!
Mi guardo intorno ma vedo solo buio. Non mi ricordo niente. Non so come sono finita qui. Quando finalmente i miei occhi si adattano all’oscurità che mi circonda, capisco dove mi trovo. È un antico salotto. Io sono sdraiata su una poltrona sgualcita, e davanti a me ne vedo un’altra uguale. Le pareti sono ricoperte da una carta da parati a righe, dalla quale si staccano dei pezzi. Mi alzo in piedi, ed esploro la stanza camminando piano. Mi trovo davanti ad un vecchio camino, e sopra il camino c’è un orologio. Segna che mancano venti minuti a mezzanotte. Nell’esatto momento in cui sfioro con la mano la superficie dell’orologio, sento uno scricchiolio sopra di me. Mi allontano dal camino, e inizio a salire sulle scale di legno. Scricchiolano. Mi trovo in un lungo corridoio. Provo ad aprire la prima porta, ma è chiusa a chiave. Anche la seconda è chiusa, e anche la terza. Con qualche lamento, la quarta porta si apre, e mi trovo sempre al buio. Riesco a vedere un tavolo, sul quale sono posati degli oggetti. In uno di questi riconosco un accendino. Non fa tanta luce, ma è meglio di niente. Lo avvicino agli altri oggetti appoggiati sul tavolo. C’è un cacciavite, con la punta sporca di una sostanza che spero non sia sangue. Poi vedo un coltello, che brilla rispetto all’altro oggetto. Ci sono anche due matite, una nera e una rossa. Sposto la luce sul muro, dove vi è appeso un calendario. Su ogni giorno del mese corrente, ovvero ottobre, sono scritti dei nomi in nero, e tutti riportano di fianco una spunta rossa. Tutti tranne il nome scritto sull’ultimo giorno del mese. Il mio nome. Sento il battito accellerare, mentre mi allontano da quell’inquietante calendario, e mi dirigo verso la porta della stanza. La stessa porta che si chiude improvvisamente con un tonfo. Provo ad aprirla, ma ogni mio tentativo è vano. Corro allora verso il tavolo, cercando un oggetto per sfondare la porta, dal momento che non ci sono finestre in questa lurida stanza. Trovo una pesante statua in bronzo raffigurante forse una divinità, e colpisco la porta. Ma non cede. Ci riprovo altre volte, ma la situazione rimane sempre la stessa. Affranta, butto la statua a terra, e l’intera casa è di nuovo silenziosa. Il silenzio non dura a lungo, perché dietro di me, sento un rumore metallico. Mi giro, ma non vedo nessuno, solo uno specchio rotto che non avevo notato prima. Mi avvicino, e vedendo il mio riflesso distorto, mi chiedo se uscirò mai da questa casa. Non ho tempo per pensare ad altro, perché dal riflesso dello specchio vedo dietro di me due occhi gialli che mi fissano. Mi giro, e mi trovo davanti un uomo alto il doppio di me, che indossa dei vestiti da meccanico sporchi. La sua faccia è un campo minato di cicatrici, la sua bocca forma un ghigno molto inquietante, e i suoi occhi sono gialli. Inizio ad urlare a squarciagola, mentre cerco di dargli fuoco con l’accendino, l’unico oggetto a portata di mano. Cerco di scappare, ma lui mi blocca la strada, e avvolge il mio corpo con le sue mani, anch’esse coperte di cicatrici. Nel panico, inizio a scalciare, mentre continuo ad urlare, e con un calcio ben assestato, riesco a sfuggire dalle grinfie del diavolo. Prendo la statua che avevo gettato a terra, e provo di nuovo a sfondare la porta, ma questa continua a non cedere, così tento di colpire in testa il mio aggressore, invano. L’omone mi strappa di mano la statua, e cerca di fare la stessa cosa con me, ma, non so come, riesco a schivare il colpo. Non sono così fortunata la seconda volta. Infatti mi colpisce, e io cado a terra stordita, il sangue che impregna il pavimento. Chiudo gli occhi. Alla fine il diavolo ha avuto la meglio su di me.